Sabato 10 settembre 2016
Preghiera Ecumenica alla Casa Circondariale di Opera 

 

Da molto tempo nella mia mente sta balenando la parola Misericordia. Su questo termine mi sto interrogando continuamente da molti anni, in quanto da una parola semplice esce fuori il bene per l’umanità. La parola Misericordia, a mio avviso, racchiude amore, carità e benevolenza. A volte basta un po’ di tolleranza, un minimo di ascolto, una carezza, e la persona in questione riprende a vivere. La mia coscienza che, facevo in modo di affossare sotto quintali di letame, ha iniziato a risvegliarsi dal torpore dopo la morte di mio padre, avvenuta per infarto, nel 2005. Può sembrare un paradosso, ma da quel momento in poi nel mio cuore scoccò la scintilla del bene e capii che al mondo non ero più da solo. Questo non significa che una persona deve perdere, per forza, un familiare per diventare misericordioso con il prossimo.

A me questo ha fatto sì che dessi voce e un volto a tutte le cose che nel tempo passato avevo azzittito e oscurato con la mia arroganza. La mia imperfezione, il mio egoismo e le mie fragilità mi spinsero a farmi credere che al mondo oltre ad esistere solo io, si poteva credere anche nei falsi miti e nelle cose effimere. Dico questo perché con il mio pessimo comportamento, sono arrivato al punto di togliere la vita alle persone che si mettevano sulla mia strada, per cui, oggi, mi trovo giustamente in carcere  da circa 21 anni ad espiare la mia pena. Debbo dire anche con onestà che il carcere mi ha tolto tanto, ma allo stesso tempo mi ha restituito, oltre la libertà interiore, anche la libertà e la sensibilità di esprimere la mia fede in Dio, ma allo stesso tempo manifestare anche la mia fragilità.

Guardandomi indietro dico che mi sono evoluto molto in questi anni, tutto per la perdita di mio padre. E’ stato un dolore che mi ha segnato profondamente e ha cambiato le prospettive della mia vita, ma allo stesso tempo mi sento maturato perché “ciò che non ti distrugge ti fortifica” dicono. Ed è proprio vero!

Oggi, grazie a Gesù Cristo e alla fede che ho in  Lui, do valore agli affetti importanti e alle “Piccole Grandi Cose”,cioè cerco di essere misericordioso verso gli altri. Fare qualcosa per le persone che si trovano in difficoltà o che stanno attraversando un momento buio della loro vita, oltre a farmi sentire vivo, mi gratifica molto.

Un tempo avevo una visione distorta della fede e della vita, ho sempre mischiato il sacro e il profano. Faccio un esempio: quando andavo a commettere un crimine oltre a farmi il segno della croce, mi raccomandavo anche al nostro Signore che mi facesse andare tutto bene. Oggi, pensando a quella mia crudeltà, me ne vergogno molto e chiedo continuamente scusa a Dio per aver usato il Suo nome togliendo la vita alle persone. Usando una metafora di “Matteo Capitolo 13”, citato da Isaia, che dice: Udrete, sì, ma non comprendete, guardate, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché  non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!”

Ecco io un tempo ero proprio diventato cieco e sordo e non volevo né guardare e né ascoltare le persone.

Usando un’altra parabola quella della zizzania ricordo che quando strappavo la vita alle persone pensando che loro erano i cattivi, non mi rendevo conto che laceravo e “uccidevo” anche i loro figli e di conseguenza ammazzavo anche la mia famiglia.

La consapevolezza che ho acquisito e i sensi di colpa che porto, giustamente, nella mia anima, mi hanno fatto capire quanto dolore ho procurato agli altri. La mia cecità e sordità mi portarono proprio ad esser un animale. Don Antonio ma anche Sergio, mi hanno aiutato molto. Con loro ho fatto un lungo cammino di fede che ha permesso ai miei occhi di bagnarsi di lacrime miracolose che hanno permesso di sciogliere le cataratte e allo stesso tempo di poter abbattere quelle barriere che tenevano chiuso il mio cuore. Questo ha fatto sì che io diventassi un uomo migliore.       

 A. S.

Occhi che sembrano laghi d’amore

mi attraggono al punto di farmi cadere 

nelle acque più profonde e oscure

dove il mistero appartiene alla sua natura.

Donna dotata di potere muliebre

stupisce il mondo il suo passo alacre

disegna lo spazio d’irreali forme

conduci l’uomo sulle sue orme.

Le sue gambe sono colonne di marmo bianco

I suoi fianchi capitelli in stile corinzio

dove erge imperiosa la foglia d’Acanto

divina bellezza dal gran portamento.

Sarà la follia d’un uomo intento

che osserva il mondo per il suo incanto

o una febbre, che in un solo momento

mi ha indotto a scrivere con sentimento.

Questa passione che il tempo nasconde

or si rivela inaspettatamente.

Musa che m’ispira cotanto talento

sua è la magia di un simile canto.

Com’ebbi finito di scrivere, aspettai che il sole tramontasse e mi affacciai alla finestra. Di Venere nessuna traccia, solo la Luna a rischiarare il cielo quella sera. Ero ansioso di sapere cosa mi avrebbe risposto, ma a chiedere di lei? Un segreto è un segreto e la Luna non era tanto affidabile per via delle tante facce. Rimasi nel mio dolce silenzio e quel segreto divenne come una compagnia. Pensavo a lei, al punto tale, che la mia vita era cambiata. A volte mi chiedevo se mi fossi cacciato in un guaio perché i sentimenti fanno anche soffrire. Io invece ero tranquillo, a parte qualche mio acciacco, che delle volte mi faceva saltare i nervi e non mi dava pace al punto di vivere notti insonni. Pensavo e ripensavo alla mia dea, alla sua vaga promessa, ma quando ritornai in forze un’idea mi balenò in mente. “Ma la risposta io ce l’ho già”, perché aspettare ancora che sia lei a darmela: Non è questa la vita in cui io possa amare una donna o dea che sia, in ogni caso ho dato l’amore che può dare un uomo che si sente di essere tale. Ho amato perché amo la vita, me stesso e la donna che ha saputo stupirmi. Una poesia se è scritta con il cuore è amore allo stato puro. L’amore seppur impossibile o non corrisposto è pur sempre amore. L’amore. Anche quand’esso è impossibile è capace a durare per sempre.

M. C.