Incontro con Traian Valdman Arciprete Chiesa Ortodossa Romena, Milano, letture di Mario Bertasa, all’arpa Fiorella Bonetti Testi

Delitto e castigo
Il primo grande romanzo dostoevskiano, Delitto e castigo (1864) ruota intorno al tormento interiore di Raskok’nikov che, in nome di una presunta giustizia sociale, uccide l’usuraia e la sorella Lizaveta, che casualmente si trovava nella casa. Raskol’nikov non trova la forza di confessare il suo delitto. Sonia, la prostituta dal cuore puro, tenta di infondergli coraggio mentre lui le indica un vecchio libro, il Nuovo Testamento, che si trovava sul cassettone, e le domanda: "da dove viene questo libro?" Sonia risponde che le era stato dato da Lizaveta.

«Chi te l’ha portato?»
«Lizaveta me l’ha portato, glielo avevo chiesto».
"Lizaveta! Strano!” pensò lui. Tutto, lì da Sonja, gli sembrava sempre più strano e
portentoso, di minuto in minuto. Accostò il libro alla candela e si mise a sfogliarlo.
«Dov’è che si parla di Lazzaro?» domandò all’improvviso. Sonja teneva gli occhi fissi a terra e non rispondeva. Stava ferma, a lato del tavolo. «Dove si parla della resurrezione di Lazzaro? Trovami il punto, Sonja.» Leí lo guardò con la coda dell’occhio. Sonja esitava. Il cuore le batteva forte. Non osava leggere dinanzi a lui. Quasi con sofferenza egli guardava l’ "infelice pazza".
«Che ve ne importa? Tanto voi non credete, non è vero?…»
sussurrò lei piano, respirando con una sorta di affanno.
«Leggi! Voglio che tu lo faccia!» insistette lui. «Per Lizaveta leggevi, no?».
Sonja aprì il libro e cercò il punto. Le sue mani tremavano, non aveva abbastanza voce. Due volte cominciò, e non riuscì a pronunciare la prima sillaba. «Era dunque infermo un certo Lazzaro, di Betania…» proferì alla fine, con sforzo; ma all’improvviso, alla terza parola, la voce s’incrinò e si ruppe come una corda troppo tesa. Le mancò il fiato, e il suo cuore si serrò. Sonja si fece forza, ebbe la meglio su quello spasimo che le serrava la gola, soffocandole la voce all’inizio del versetto, e proseguì la lettura del capitolo undicesimo del Vangelo di Giovanni.
«E Gesù così le parlò: “Tuo fratello risorgerà”. Marta gli disse: "So che risorgerà nella Resurrezione, l’ultimo giorno". Gesù le disse: Io sono la resurrezione e la vita; colui che crede in me, anche se morrà, vivrà.
Raskok’nikov si voltò verso di lei e la guardò tutto agitato. Sì, dunque era così! Lei ormai tremava tutta, sconvolta da una febbre vera, autentica. Era quel che Raskok’nikov si aspettava. Lei si stava avvicinando alla parola del grandissimo e inaudito portento, e un sentimento di grande solennità l’aveva sopraffatta. La sua voce divenne sonora come metallo; solennità e gioia vi risuonavano e la rendevano più salda. Le righe le si confondevano davanti agli occhi, perché gli occhi le si oscuravano, ma lei conosceva a memoria quel che stava leggendo. All’ultimo versetto: «…non poteva costui, che ha ridato la vista a un
cieco…» Sonja, abbassata la voce, riuscì a dare l’idea, con calore e passione, del dubbio,del biasimo e della denigrazione di quei giudei miscredenti, ciechi, che di lì a poco, un attimo dopo, sarebbero caduti come colpiti da un fulmine, si sarebbero messi a gridare e avrebbero creduto… "E lui, lui, che è pure accecato e senza fede, anche lui, adesso, crederà, sì, sì! Adesso, subito!" sognava Sonja, e tremava nell’attesa gioiosa. «E Gesù, nuovamente preso da compassione, s’avviò verso il sepolcro. Era questo una grotta, ed era chiuso da una pietra. Gesù disse: "Togliete la pietra, subito". Marta, la sorella del morto, gli dice: "Signore! Ormai puzza, poiché sono quattro giorni che è nel sepolcro".» Sonja accentuò con energia la parola quattro.
«Gesù le dice: "Non ti avevo forse detto che se avrai fede, vedrai la gloria di Dio?". E così rimossero la pietra dalla grotta dove giaceva il morto. Gesù levò gli occhi al cielo e disse: “Padre, ti ringrazio per avermi ascoltato”.
«Ecco tutto sulla resurrezione di Lazzaro» sussurrò a scatti e con severità, e rimase immobile, voltata da una parte, senza osare e come vergognandosi di sollevare gli occhi su di lui.
«Adesso ho solamente te» soggiunse lui. «Andiamocene insieme… Sono venuto da te. Noi insieme siamo maledetti, e insieme ce ne andremo!»
I suoi occhi mandavano bagliori. "Come un folle!" si ritrovò a pensare Sonja a sua volta.
«Andare dove?» domandò terrorizzata, e senza volerlo indietreggiò.
«Come posso saperlo? So solo che la nostra strada è la stessa, lo so per certo, e basta. Con un’unica meta! »

A partire da questo momento e con l’aiuto di Sonja, Raskok’nikov trova il coraggio di liberare la propria coscienza e confessare la sua colpa. Insieme a Sonja, si incamminerà verso il penitenziario in Siberia, percorso che Dostoevskij ben conosceva da quando aveva subito una condanna per aver partecipato alle riunioni clandestine dei socialisti russi.

Luca 15, 11-24
(per la rilettura personale durante il silenzio)

Disse ancora Gesù: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammila parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.  Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre,
ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.

Svolgimento

Culto ecumenico settimanale: sabato 8 marzo

· ♫  Preludio musicale di arpa
· Saluto liturgico
· Introduzione all’incontro e presentazione del testo letterario
· Lettura da: F. Dostoevskij, Delitto e castigo
· ♫  Interludio musicale di arpa
· Preghiera
· Breve introduzione al testo biblico
· Lettura del testo biblico: Luca 15, 11-24
· Annuncio (predicazione di Traian Valdman)
· ♫  Silenzio e sottofondo musicale di arpa

· Salmo 32 (in grassetto la parte recitata dall’assemblea)
Felice l’uomo al quale Dio ha perdonato la colpa
e condonato il peccato.

Felice l’uomo al quale Dio ha perdonato la colpa
e condonato il peccato.

Felice l’uomo che ha il cuore libero da menzogna
e che il Signore non accusa di peccato.

Felice l’uomo al quale Dio ha perdonato la colpa
e condonato il peccato.

Finché rimasi in silenzio ero tormentato tutto il giorno
e le mie forze si esaurivano.

Giorno e notte, Signore, su di me pesava la tua mano,
la mia forza s’inaridiva come sotto il sole d’estate.

Felice l’uomo al quale Dio ha perdonato la colpa
e condonato il peccato.

Allora ti ho confessato la mia colpa,
non ti ho nascosto il mio peccato.

Ho deciso di confessarti il mio errore
e tu hai perdonato il peccato e la colpa.

Felice l’uomo al quale Dio ha perdonato la colpa
e condonato il peccato.

Perciò i tuoi fedeli ti pregano
quando scoprono il proprio peccato.

Potrà anche venire un diluvio
ma non riuscirà a sommergerli.

Felice l’uomo al quale Dio ha perdonato la colpa
e condonato il peccato.

· Introduzione a liberi interventi
· Interventi – domande – dialogo
· Intercessione e preghiera

· Padre nostro  (versione interconfessionale)
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo Regno,
sia fatta la tua volontà
come in cielo anche in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non indurci in tentazione
ma liberaci dal male.
Tuo è il Regno, la potenza e la gloria
nei secoli dei secoli.  Amen.

· Congedo

Presiedono: Traian Valdman (Chiesa Ortodossa Romena)
Ulrich Eckert (CCCM), Gianfranco Bottoni (Rettoria).
All’arpa: Fiorella Bonetti