Le promesse e i traguardi Senza clamore, ma con spirito di reciproca accoglienza tra le comunità cristiane, è iniziata la Settimana di preghiera e incontro ecumenico. L’esperienza dello scambio di ambone in alcune comunità della realtà ambrosiana
di Rosangela VEGETTI
Una domenica contrassegnata dall’esperienza dello scambio di ambone tra diverse comunità cristiane in città e nel territorio diocesano ha dato il via alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio): parrocchie cattoliche hanno invitato predicatori ortodossi, luterani, valdesi, battisti e comunità ortodosse ed evangeliche hanno ricevuto predicatori cattolici.
In tal modo il Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, promotore e capofila delle celebrazioni della Settimana, ha voluto dare maggior spazio proprio all’incontro diretto, personale, tra le diverse comunità religiose, coinvolgendole e interpellandole in un nuovo cammino ecumenico più radicato nella vita quotidiana parrocchiale e territoriale. I risultati sono stati molto positivi ed è pensabile che ci sarà continuità.
Alcune iniziative
Così in S. Vincenzo in Prato, p. Makar della Chiesa ortodossa russa non solo ha incontrato la comunità parrocchiale, ma ha già previsto un pellegrinaggio della propria chiesa alle reliquie del santo custodite in quella chiesa. Il pastore valdese Giovanni Genre ha espresso il suo entusiasmo per l’incontro cordiale con la parrocchia di Sant’Angela Merici, affollata per la messa domenicale, e attenta ad accogliere la predica del pastore e interessata poi ad avere notizie e ulteriori comunicazioni della sua chiesa. Don Nason ha predicato alla Santa Cena della Chiesa riformata svizzera, mentre il pastore luterano Eckert ha predicato in chiese cattoliche a Milano, a Busto Arsizio e a Lecco. Insomma, lo spirito di accoglienza e di condivisione tra le Chiese si rileva più radicato di quanto forse si poteva supporre e per l’unità delle Chiese è giunto il tempo per traguardi di maggior spessore.
L’immagine del profeta
Lo spunto biblico di quest’anno, indicato dai cristiani coreani che soffrono la divisione del Paese tra nord e sud, è tratto dal profeta Ezechiele (Ez 37,17), vissuto in una nazione tragicamente divisa e desideroso dell’unità del suo popolo: mira alla grande speranza di «formare un solo bastone nella mano di Dio». L’immagine evocata dal testo del profeta è data da due bastoni, simboli dei due regni in cui era diviso Israele, che devono congiungersi ritrovando la strada della fedeltà a Dio. Per Ezechiele il rimettere insieme le parti divise non era solo frutto di strategie politiche o di buona volontà, ma costituiva una nuova creazione, la nascita di un nuovo popolo.
La responsabilità è dunque di tutti e l’unità è da compiersi nella realtà di questo nostro tempo, che conosce violenze, guerre, discriminazioni, ingiustizie, conflitti di ogni genere. Gli appuntamenti dei prossimi giorni vogliono proprio agevolare un percorso di accoglienza e di comprensione delle diverse tradizioni spirituali, favorendo anche i giovani ad accostarsi con gioia e serenità alla proposta cristiana, nella ricchezza delle liturgie e delle esperienze di fede. rv