Piergiorgio Acquaviva
Nel pomeriggio di domenica 27 luglio ho incontrato i membri della Commissione internazionale mista luterano-cattolica che in quelle settimane lavorava – nel monastero di Bose – al cammino di riconciliazione fra le due Chiese.
Gli ospiti erano reduci da una celebrazione luterana nel Varesotto e da una visita all’Ultima Cena di Leonardo. Accompagnati da un monaco di Bose, erano stati ricevuti in Diocesi da monsignor Bressan e dal diacono Pagani. Con me erano presenti Helen Downes, della Chiesa Anglicana, e padre Dimitri Fantini, della Chiesa Ortodossa Russa, il quale era accompagnato da un viceparroco e due laici della sua comunità.
Erano presenti 14 membri su 20, fra i quali i co-presidenti, il vescovo ausiliario cattolico di Birmingham William Kenney e il vescovo emerito luterano di Helsinki Eero Huovinen.
L’incontro si è svolto in Sant’Ambrogio, accolti dall’abate della Basilica, il vescovo De Scalzi. Dopo una visita all’edificio romanico, ci siamo incontrati per uno scambio di saluti e informazioni. L’incontro si è svolto in inglese.
Nel mio indirizzo di saluto, ho spiegato loro come è nato e come opera il Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, sottolineando soprattutto l’elemento della pariteticità delle Chiese e dell’orientamento eminentemente pastorale della nostra azione.
Ho ricordato i momenti di dialogo luterano-cattolico (ma anche fra il Consiglio tutt’intero e la Chiesa Luterana), vitando la sequenza delle varie piantumazioni di alberi nel Luthergarten di Wittenberg e a Milano.
Ho anche raccontato ai membri della commissione che siamo al corrente dei passi compiuti dal movimento ecumenico, leggendo e approfondendo i documenti di Basilea, Graz, Sibiu, e poi in particolare la Charta Oecumenica, che nel 2007 abbiamo firmato, accettandone gli impegni.
Per quanto riguarda i rapporti bilaterali fra Chiesa Cattolica e Chiesa Luterana, ho ripercorso i momenti salienti dei nuovi rapporti a partire dal Concilio Vaticano II, e gli sforzi che hanno portato alla stesura e firma di documenti importanti come la Dichiarazione Comune sulla Giustificazione e quello sulla Cena del Signore.
Ma l’attenzione è andata soprattutto al documento comune “Dal Conflitto alla Comunione” che proprio quella commissione mista ha elaborato l’anno scorso in vista di una “commemorazione della Riforma in una prospettiva comune”, nel 2017.
Mi è sembrato importante sottolineare la novità del metodo adottato dalla commissione, che può diventare un importante paradigma nei rapporti ecumenici: le espressioni-chiave utilizzate nel lavoro bilaterale fin qui svolto, sono “unità in una diversità riconciliata” e “consenso differenziato”, per evidenziare come – al di là della varietà delle espressioni teologiche, esiste un contenuto comune. Come si dice nel documento del 1999: “alla luce di questo consenso di base, le rimanenti differenze di linguaggio, elaborazione teologica e enfasi nella comprensione della giustificazione, sono accettabili”.
Il documento comune nella prospettiva del 2017 indica cinque imperativi ecumenici, su cui forse varrebbe la pena riflettere anche noi:
– una prospettiva di unità (attraverso il Battesimo ci si riconosce reciprocamente come cristiani);
– una trasformazione attraverso l’incontro con l’altro e la mutua testimonianza di fede (abbiamo bisogno ciascuno della esperienza, dell’incoraggiamento e della critica dell’altro);
– un impegno a cercare l’unità visibile, con pazienza e perseveranza, con la consapevolezza che la comunione può avere diverse forme e diverse gradazioni;
– la riscoperta del potere del Vangelo, guardando ai nostri tempi, senza ricadere nelle antiche contrapposizioni;
– la comune testimonianza della misericordia di Dio, al servizio del mondo, in un contesto pluralistico.
C’è stato poi il tempo per qualche domanda e ho chiesto loro di spiegare il lavoro che stanno svolgendo attualmente. Il tema di studio e approfondimento della sessione di quest’anno riguarda il Battesimo cristiano come fondamento della comunità ecclesiale. Questo dovrebbe permettere – in prospettiva – di superare le difficoltà nel confronto fra le strutture delle rispettive Chiese, senza gettare via la tradizione ma anche senza farne una trincea inamovibile, se davvero si parte dal Battesimo cristiano come fondamento.
Da parte loro c’è stata qualche domanda sul contesto ecclesiale e sociale in cui si inserisce l’azione del Consiglio e qualche curiosità a proposito del carisma ecumenico del cardinale Martini, a cui si è risposto anche con ricordi e aneddoti.
Nella chiesetta di San Sigismondo si è infine celebrata l’Eucaristia cattolica, a cui ha partecipato l’intera commissione.
Che conclusione si può trarre da questa esperienza?
In parte l’ho già detto, anche nella relazione programmatica.
Come ho spiegato agli ospiti della commissione, non sono un teologo né un esperto in materie così complesse. Sono un giornalista che ha seguito per trent’anni cose di Chiesa, delle Chiese e delle religioni.
Mi sembra quindi di poter dire che ci sono due punti che possono risultare utili anche alla nostra attività e al nostro essere “comunione di Chiese”:
– il riconoscimento dei limiti che ci portiamo dietro come eredità storica di divisione; e questo anche sul piano teologico, che ci serve per chiarire e approfondire ma non per tirare su nuovi muri e impedimenti;
– quel piano teologico va inserito nella più ampia visione dell'”ecumenismo spirituale”, osando anche nuove visibilità e nuove accoglienze reciproche. E’ lo Spirito il cuore delle Chiese, il loro respiro e solo Lui potrà sgretolare il ghiaccio che ancora frena il cammino verso l’ “unità nella diversità riconciliata”.
In questa ottica ritengo che il Sinodo Panortodosso del 2016 e la commemorazione comune della Riforma nel 2017 potranno essere davvero palestre di vicinanza fraterna dopo secoli di divisione a livello macro, ma anche di diffidenza o indifferenza a livello micro.
Dovremo trovare i modi più seri e condivisi per seguire con impegno quei due eventi.
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Dear brothers and sisters,
first of all I want to welcome you to Milan on behalf of the local Council of Christian Churches.
We are grateful that you have included our city in your Italian journey, so that we may have the opportunity to meet and to exchange our experiences in the Ecumenical field.
My name is Piergiorgio Acquaviva, I am the pro-tempore president of the Council and I am pleased to introduce to you the members of the Council who are present with me today, apart from monsignor Luca Bressan and the deacon Roberto Pagani, whom you already met:
– Helen Downes, of the Anglican Church;
– father Dimitri Fantini, with a small delegation of the Russian Orthodox Church.
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Our Statute, defines our Council as a communion of Churches. This means that we are certainly not a super-Church, or THE only and perfect communion, but ONE possible expression, at the local level, of the path we are following toward a more perfect unity among Christians.
Milan has a long tradition of ecumenical cooperation and, with a clear reference to the World Council of Churches, the local Council was founded in 1998 – at the times of cardinal Martini archibishop of Milan – and it has gradually expanded to embrace the present membership of 17 Churches, in short all the structurated Churches living in Milan, some Ancient Oriental Churches, several Orthodox Churches, different Evangelical-Protestant Churches, plus the Ambrosian Catholic Church.
All these Churches confess the Lord Jesus Christ as God and Saviour in accordance with the Holy Scriptures. They aim to bear witness to the Gospel together; – to cultivate an ecumenical mentality, open and tolerant of the differences within the same faith, in order to reach a greater cohesion and be more faithful witnesses; – to favour a correct and reciprocal knowledge of the Churches; and to spread information about the activities of the Ecumenical movement;
The Council consists of delegations; each Church decides the size of its own delegation, ranging from 1 to 12 representatives. At present the total number of members of the Council is 72 (an interesting number in Biblical terms…).
On procedural matters each delegate is entitled to one vote, while on general issues (such as the acceptance of a new member Church) each Church casts one single vote, regardless its size, and the resolution is taken by the assembly with unanimity of the delegations present.
The Council operates principally in the pastoral field, to promote ecumenical awareness and collaboration between the member Churches, trying to involve their respective communities.
Building a common spirituality and living communion in a real way, means – as you know – putting concrete initiatives in place, meeting, getting to know one another better, learning to love one another, collaborating as far as possible in a spirit of fraternity. Multilateral action is a fundamental tool for our life.
In practice, the Council of Christian Churches of Milan plans events for the Week of Prayer for Christian Unity, which occurs every January;
it organizes the Ecumenical Pentecostal Vigil;
it promotes prayer meetings for peace and other initiatives for the “Creation Day”, in October;
it encourages initiatives of Ecumenical Lecture of the Scriptures.
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Of course we as a Council have been very sensitive to the results of the European ecumenical assemblies and various events held in the past years, beginning with Basel 1989 and Graz 1997.
We’ve read and appreciated and promoted the Charta Oecumenica and in 2007 – in view of the Sibiu event – the Churches’ members of the Council signed that document as a public engagement to bear witness to our mission.
Our Council has also seriously been engaged by the approaching of the fifth centennial of the Reformation, in 2017, and its common commemoration.
With this in mind, we participated in the planting of trees in the Luther Garden in Wittenberg.
Actually, I should add that the first planting by a Milanese institution was done by a delegation of the Ambrosian Church invited to Wittenberg on November 1st 2009: a Honey locust tree (triacanto o spino di Giuda).
Then, one year later, a German delegation guided by the Lutheran bishop Johannes Friedrich came to Milan and planted a pomegranate tree just by the Church of San Marco, an ancient and beautiful Basilica, where according to tradition Martin Luther stopped during his journey to Rome in 1510.
Moreover, a delegation of our Council travelled to Wittenberg in November 2013 to plant an apple tree. Another apple tree was planted a few months ago by the Presidential Committee of the Council in the “Garden of Faith” of the Lutheran Church here in Milan.
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Coming to bilateral relations between the Catholic Church and the Lutheran Churches, allow me to recall the words of John Paul II when – in November 1980 – he spoke to the Council of the Evangelical Church in Mainz and in a surprising way admitted: (quote) “as a pilgrim I come to the spiritual heritage of Martin Luther”.
Actually in the wake of the Second Vatican Council, Lutherans and Roman Catholic had met already in 1965 for the first time, to explore the possibilities of dialogue at an international level, in Strasbourg.
While I am not a theologian and by no means can claim to be an expert in these complex fields, I have come to understand that since these first timid meetings and statements, an interesting and creative method of dialogue was pursued, based upon “unity in reconciled diversity” or “differentiated consensus”. This method, made it possible to suggest and experiment the possibility that, behind and beneath varieties of expressions, there lies one common content..
The Joint declaration of 1999 on the Doctrine of Justification, is a clear example of it.
It states in part that (and I quote) “a consensus in basic truths of the doctrine of justification exists between Lutherans and Catholics. In light of this consensus the remaining differences of language, theological elaboration, and emphasis in the understanding of justification are acceptable”.
And thus “the doctrinal condemnations of the 16th century, in so far as they relate to the doctrine of justification, appear in a new light: The teaching of the Lutheran churches presented in this Declaration does not fall under the condemnations from the Council of Trent. The condemnations in the Lutheran Confessions do not apply to the teaching of the Roman Catholic Church presented in this Declaration.”. Those condamnations “remain for us ‘salutary warnings’ to which we must attend in our teaching and practice”.
Now the forthcoming date of 2017 gives us the opportunity to commemorate the Reformation in a Common Perspective. And I believe that the document “From Conflict to Communion” can truly become the methodological route for advancing towards a more perfect unity of the Church in today’s world.
Catholics and Lutherans realize that they and the communities in which they experience their faith belong to the Body of Christ, and that the old struggles of the XVI century are over.
They identify therefore five Ecumenical Imperatives:
– the perspective of unity: through Baptism they recognize each other mutually as Christians;
– a transformation by the encounter with the other and by the mutual witness of the faith (we need each other’s experience, encouragement and critique);
– the commitment to seek visible unity, with patience and perseverance, being aware that the communion may have different forms and degrees;
– the rediscovery of the power of the Gospel, looking to our times, without falling back to the old oppositions;
– the common witness to the mercy of God, in the service to the world, in a pluralistic milieu.
In this perspective, I am sure that the work to which your Commission is attending is of paramount importance. And we would love to listen and to know more about your work and the steps you have already achieved
Thank you, brothers and sisters, and once again welcome