30 aprile 2009

Passo biblico: Gv 10:27-30
Scopo: siamo pecore (PASTORE) + unità (d’intento)

Introduzione

È sempre un grande privilegio per me annunziare il Vangelo. I pochi versetti di oggi sono integralmente parole di Gesù, per questo, anche se breve, contengono parole di una saggezza insuperabile, e di una attualità che non si smentisce anche dopo 2000 anni. In queste parole, Gesù risponde ad una domanda chiara: “se tu sei il Cristo, dicelo apertamente” (v 24), fatta però da persone che non sono intenzionate ad ascoltare la risposta. Infatti, Gesù non si tira indietro e riconosce la Sua divinità (Io e il Padre siamo uno), e per questo lo vogliono uccidere: I giudei presero di nuovo delle pietre per lapidarlo (v31). Il momento della morte di Gesù si avvicina, ma non è ancora venuto. Fino ad ora, Gesù era stato discreto sulla Sua personalità, si è rivelato tramite le opere Sue, in modo progressivo. Adesso, ci avviciniamo alla conclusione della Sua vita terrena, dal momento in cui Egli deporrà la Sua vita per la salvezza degli uomini. Gesù è dunque sempre più chiaro sul fatto che Egli è Dio; Dio vicino, come lo dimostra la Sua presenza in quanto uomo, e il suo discorso sulle pecore.

I – Pecore – Pastore

Gli uomini e le donne vengono paragonati a delle pecore. Ci vedo almeno due motivi: il primo è il fatto di vivere in gregge. Il fatto che siamo in una città di 1 300 000 abitanti lo dimostra. Il secondo è il bisogno di un pastore. Credo che l’accento debba essere messo sul pastore più che sulle pecore. La gente a chi parlava Gesù sapeva bene cosa fa un pastore, e sopratutto, avevano tutti presente in memoria il Salmo 23, che inizia: “Il Signore è il mio pastore, nulla mi mancherà”! Gesù, identificandosi col Pastore, s’identifica con Dio. Ma va anche oltre. Promette a le Sue pecore salvezza e vita eterna. Siamo in una relazione molto più intensa che una semplice relazione pastore-pecore: le pecore ascoltano, il pastore le conosce, il che è già una relazione abbastanza intima: il pastore passa giorno e notte con le sue pecore, e vivere insieme porta ad una certa conoscenza e intimità. Ma nel nostro caso, Gesù promette molto di più, la vita eterna; nessun altro pastore è in grado di fare una simile promessa. E questo dono di Dio è fatto in modo perfetto, per sempre: nessuna le rapirà dalla mia mano. Abbiamo la stessa idea nell’epistola ai Romani 8:38-39: né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesú, nostro Signore. Quando il Signore dona, lo fa in modo abbondante e che da certezza!

II – Unità

La seconda idea che vorrei sviluppare è l’unità. Io e il Padre siamo uno. Di nuovo Gesù afferma la Sua divinità, in un altro modo. In questa affermazione, abbiamo in germo il mistero della Trinità. Ma questa unità va anche oltre al mistero della Trinità. Ci riguarda tutti. In Gv 17:21, Gesù prega che siano tutti uno; e come Tu, o Padre, sei in me e io sono in Te, anch’essi siano uno in noi. Siamo invitati ad entrare in quella unità. Intendiamoci, non sto dicendo che siamo tutti dio, o parte di dio. Dio è uno e trino, e non sono io, né voi. Questa affermazione dell’unità è qualcosa di complesso, ma vorrei soffermarmi sull’unità d’intento. Se veramente amiamo il Padre, allora la Sua volontà diventerà la nostra. Imparando a conoscerLo, avremo gli stessi intenti. Ad esempio, ci rallegreremo di vedere il perdono, la pace, la giustizia, l’amore trionfare; anzi opereremo per fare trionfare questi doni di Dio. Come pastore nell’Esercito della Salvezza, potrei fare le cose come un lavoro, per il quale sono pagato e dunque è giusto farle. Sarei come il mercenario che Gesù oppone al buon pastore (Gv 10:12). Invece, è una vocazione: non importa se ricevo un salario oppure no. Devo in qualche modo predicare il Vangelo perchè voglio fare  conoscere al mondo l’amore del mio Salvatore, come Lui vuole essere conosciuto. Cerco di avere gli stessi intenti Suoi. Non è facile. Se qualcuno mi prende in giro, sono tentato di vendicarmi, invece di pregare perch’egli si converta. Ma se Dio mette in me i Suoi intenti, il Suo Spirito, allora mi rende in grado di avere il Suo stesso cuore di misericordia, amore e perdono. Ho parlato come pastore di una communità, ma questo riguarda tutti i credenti dove vivono, lavorano, e con tutte le persone con chi interaggiamo. Cerchiamo di conoscere sempre meglio Dio, in modo di avere il Suo cuore, i Suoi stessi intenti.