Gli ''altri cristiani''. A Santa Maria della Vittoria accorrono ogni domenica fedeli da tutto l’hinterland. Nel solo 2006 padre Valdman ha celebrato 306 battesimi, ''nulla a che vedere con il ’75, quando in Italia eravamo solo 300 romeni...''
MILANO – All’ingresso una signora bionda mi accoglie parlando in romeno.
Suppongo mi chieda se voglio una candela: tutte le donne che ho intorno ne hanno una. Pazienti, le porgono un euro in cambio di un cero sottile e poi si mettono in fila davanti all’iconostasi, la parete di icone che nasconde l’altare. Attendono che escano i sacerdoti: in una mano la candela accesa, nell’altra un pezzo di carta con i nomi dei cari defunti. Alle 9.30 la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, quartiere Ticinese, sembra già piena: le sei file di panche sono tutte occupate. All’inizio della Divina Liturgia domenicale però manca ancora mezz’ora. Un coro di quattro uomini accompagna la preghiera, cantando a cappella. La funzione è in romeno, solo uno dei quattro sacerdoti celebra in italiano. La gente continua a entrare e qualcuno decide di aprire il portone centrale, nonostante il freddo di metà gennaio. Chi è arrivato in ritardo, rimane fuori, sul marciapiede. Saremo più di 500, senza contare i bambini. Una scena che si ripete ogni domenica nella Chiesa Ortodossa romena di via De Amicis. I fedeli arrivano dai comuni dell’hinterland come Sesto San Giovanni, Cormano, San Donato, Settimo milanese. Qualcuno, più lontano, ha persino preso l’autostrada Milano-Varese. Per arrivare nella loro Chiesa, nel cuore di Milano, i romeni sono disposti a fare qualche sacrificio. "Nessuno abita in zona, è troppo costoso – spiega Padre Traian Valdman, responsabile della comunità romena ortodossa di Milano e da poco presidente del Consiglio delle Chiese cristiane della città – Ma piuttosto che rinunciare alla celebrazione spendono tempo e denaro". Il conto in tasca ai fedeli è presto fatto: candele, mezzi pubblici o parcheggio, offerte varie e magari una spuntino per i bambini.
Senza quasi accorgersene, in quattro vanno via dai 15 ai 20 euro. "Per chi prende meno di mille euro al mese si tratta di uno sforzo. Eppure le persone non mancano mai – prosegue il sacerdote – anche se qualcuno ha rinunciato per via delle troppe multe prese per divieto di sosta". Padre Valdman non nasconde lo stupore. La comunità è nata con lui nel 1975, quando studiava Scienze religiose all’Università Cattolica. Oggi è "Parroco d’Italia", com’è scritto sul suo biglietto da visita. "Allora eravamo 300, oggi in tutto il Paese i Romeni arrivano quasi a un milione – prosegue – Solo a Milano lo scorso anno ho celebrato 306 battesimi. Niente a che vedere con gli ultimi 20 anni, in cui la media era di sei". La Chiesa Romena Ortodossa è cresciuta e a Milano è la comunità che dal 2000 ad oggi ha registrato il maggior incremento di fedeli: solo i bambini battezzati sono aumentati del 300%.
Oggi in Italia sono attive una sessantina di parrocchie, tutte in edifici messi a disposizione dalle Diocesi cattoliche locali. L’Ecumenismo a Milano si fonda anche su questi accordi. Basta mettere un piede in Santa Maria della Vittoria per capirlo. In questo edificio barocco il dialogo tra Cattolici e Ortodossi passa attraverso la convivenza dei simboli delle due confessioni: angeli e cherubini, icone e pale d’altare. E tra le immagini dell’iconostasi, sulla destra, trova posto anche il vescovo Ambrogio, patrono della Chiesa cattolica milanese. "Questa città è il centro dell’Oecumene", spiega Padre Valdman, che riprende una frase del cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito della Diocesi ambrosiana: "Milano respira con due polmoni, quello d’Oriente e quello d’Occidente, non si può più far finta che non esistano le altre Chiese". E tra i sacerdoti che celebrano in via De Amicis c’è anche un Padre della comunità Bulgara. "Presto si trasferiranno in via Palmanova, ma per il momento i fedeli ortodossi bulgari partecipano alla liturgia con noi", commenta il sacerdote. La celebrazione termina alle 12.30.
Tra gli avvisi, gli incontri di preghiera per l’unità dei cristiani e gli appuntamenti dell’associazione culturale romena. Prima di ritornare a casa, una fetta di panettone e uno sguardo alla bacheca con le ultime offerte per chi cerca casa e lavoro. Un signore sulla quarantina domanda una benedizione per l’auto appena acquistata. "Questo è un punto di riferimento per loro che sono lontani da famiglia e patria – conclude Padre Valdman -. Ma ormai l’integrazione è avviata: c’è già chi ha deciso di seppellire qui i propri morti, invece che riportarseli in Romania". (elena parasiliti)
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